Votiamo in autunno per la prima volta

Claudia Moretta17 Settembre 2022

Saranno le prime elezioni dopo il Referendum sul taglio dei parlamentari. Centrodestra e centrosinistra i poli principali, con Meloni in vantaggio su Letta

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Saranno le elezioni delle prime volte quelle che ci accingiamo a votare il 25 settembre prossimo. Infatti mai nella storia repubblicana italiana si era stati chiamati alle urne nel periodo autunnale, e soprattutto sarà la prima volta di un Parlamento ridimensionato dopo la vittoria al referendum del settembre 2020 che prevedeva appunto il taglio dei parlamentari: saranno 600 in tutto, 400 alla Camera e 200 al Senato.

Per quanto riguarda la legge elettorale, sarà ancora una volta il Rosatellum a regolare il voto così come era accaduto nel 2018. La legge prevede una parte di sistema proporzionale (61%), una parte maggioritaria attraverso i collegi uninominali (37%) mentre il restante (2%) fa riferimento alle circoscrizioni dell’Estero. Andando nel dettaglio, la parte maggioritaria prevede una suddivisione in collegi uninominali dell’Italia e il candidato che riceverà più voti verrà eletto. Per quanto riguarda quella proporzionale, invece, sono previsti dei listini che possono essere formati da un minimo di due fino a un massimo di quattro nomi. Non è prevista preferenza ma si tratta di “listini bloccati” e cioè, in base al numero dei voti, si andrà in ordine di lista decisa dai partiti. La soglia di sbarramento è al 3%.

I principali leader sono Giorgia Meloni ed Enrico Letta, rispettivamente a capo della coalizione di centrodestra e centrosinistra. Nel centrodestra troviamo quindi Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e Noi Moderati. Nel centrosinistra ci sono Democratici e Progressisti (Pd insieme ad Articolo 1 e Socialisti), Più Europa, Alleanza Verdi Sinistra (Verdi e Sinistra Italiana) e Impegno Civico (Di Maio, Centro Democratico, Psdi).

Ma i soggetti in campo sono di più: al centro Carlo Calenda, dopo la rottura con il Partito Democratico, si presenta con Italia Viva di Matteo Renzi; l’ex premier Giuseppe Conte guida la corsa in solitaria del Movimento 5 Stelle; Italiexit ha come punto principale, appunto, l’uscita dell’Italia dall’Unione europea; il Popolo della Famiglia fa squadra con Casa Pound in Alternativa per l’Italia; a sinistra Potere al Popolo e Rifondazione hanno dato vita a Unione Popolare; il Partito Comunista si è alleato con Ancora Italia e Riconquistare l’Italia sotto la sigla Uniti per la Costituzione.

I punti principali dei programmi, anche se scritti piuttosto in fretta e con pochi approfondimenti, riguardano tasse e i rapporti con l’Europa e la Russia.

Sulla tassazione la coalizione di centrodestra parlano, anche se poco incisivamente, di flattax al 15% estesa alle persone con partita IVA e con reddito fino a 100 mila euro l’anno (attualmente riguarda i redditi fino a 65 mila euro) e che sarà applicata anche ai “redditi aggiuntivi”, cioè al reddito che eccede quanto guadagnato l’anno precedente. Il Partito Democratico prevede una riduzione delle aliquote IRPEF, a partire dai redditi medio-bassi, e l’aumento gli stipendi netti «fino a una mensilità in più» all’anno. Il Movimento 5 Stelle propone di stabilizzare norme come il Superbonus mentre Azione Italia Viva intendono soprattutto riformare e ristrutturare il sistema fiscale.

Per quanto riguarda l’Europa, e in particolare la guerra della Russia all’Ucraina, il centrodestra e lo stesso Movimento 5 Stelle si trovano in una posizione decisamente più ambigua e poco chiara. Anche se i programmi provano ad essere rassicuranti, le idee storiche dei partiti sono in netta contraddizione con la linea che fino ad oggi il Governo italiano ha tenuto in ambito europeo. A differenza loro, il Pd propone un’integrazione con l’Unione Europea da accelerare con una riforma dei trattati per abolire il diritto di veto, il mantenimento delle alleanze occidentali e il sostegno all’Ucraina contro l’aggressione della Russia.Il programma del terzo polo parla del posizionamento internazionale dell’Italia, con un processo di integrazione e federalismo con l’Ue. Non c’è traccia, invece, della situazione in Ucraina.

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