Nel Lazio la parità salariale è legge

Ottavia Lavino22 Maggio 2021

Abbiamo intervistato Eleonora Mattia presidente della Commissione in Consiglio Regionale Lavoro e Pari Opportunità che ha fortemente voluto questa legge che ha la finalità di rimuovere il divario retributivo di genere, ovverosia le differenze salariali tra uomini e donne, differenze rese ancora più marcate dalla pandemia.

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Eleonora Mattia

Gender Gap alto nelle libere professioni: le libere professioniste guadagnano fino al 45% in meno dei loro colleghi uomini. La proposta di legge nel Lazio per la parità salariale, il sostegno all’occupazione stabile e l’imprenditoria femminile da lei fortemente voluta e di cui è stata la prima firmataria, potrebbe aprire la strada anche a livello nazionale?

Nel Lazio le libere professioniste sono in crescita, rappresentando la maggioranza nella fascia under 34 secondo le ultime rivelazioni di Confprofessioni, ma, nonostante ciò, continuano ad essere penalizzate. Se la pandemia ha avuto un fortissimo impatto di genere nel mondo del lavoro e in particolare per le lavoratrici autonome, non possiamo immaginare una ripresa che non rimetta al centro le competenze delle donne e l’occupazione femminile stabile e di qualità. La proposta di legge 182/2019 approvata ieri dal Consiglio Regionale del Lazio va in questa direzione con un investimento coraggioso di 7,6 milioni.

La contrattazione collettiva e i minimi retributivi contengono, almeno formalmente, il gap retributivo nel lavoro subordinato, ma la situazione è allarmante per le libere professioniste che guadagnano in media il 45% in meno dei colleghi uomini. Secondo l’ultimo rapporto Adepp, per esempio, se un medico nel Lazio dichiara un reddito di 52 mila euro annui per le colleghe il dato si ferma a 35 mila. Un’avvocata guadagna circa 27 mila euro l’anno di fronte i 65 mila dei colleghi uomini, il 41% in meno.

Dopo la legge sull’equo compenso abbiamo deciso di inserire un impegno specifico in questa proposta per promuovere la parità di genere nell’affidamento degli incarichi ai professionisti da parte della Regione, degli enti strumentali e delle società controllate. Un impegno di serietà nei confronti delle migliaia di donne che ogni giorno mettono a disposizione la propria professionalità pur non vedendosi riconosciuta la stessa retribuzione dei colleghi. La norma si inserisce in un quadro complessivo di sostegno alle lavoratrici autonome con misure come il sostegno all’imprenditoria tramite 2,5 milioni nell’ambito del Fondo di garanzia per le pmi o i bonus per l’acquisto di servizi di baby-sitting.

È auspicabile un fondo per il microcredito di emergenza da destinare all’imprenditoria femminile?

Assolutamente sì e nella legge abbiamo dedicato molto spazioall’imprenditoria femminile che è stato un settore fortemente coinvolto nella crisi pandemica. Le lavoratrici nel Lazio nell’ultimo anno sono diminuite del 3,1%, 33 mila unità su 47 mila totali perse e le imprese al femminile registrano un calo dello 0,29% ossia 4 mila attività in meno rispetto al 2019.

Nella legge abbiamo previsto uno stanziamento di 2,5 milioni di euro per il triennio 2021-2023 nell’ambito del Fondo garanzie piccole e medie imprese per sostenere l’imprenditorialità femminile e diffondere una cultura imprenditoriale tra le donne del Lazio come elemento per lo sviluppo socioeconomico del territorio tutto.

In particolare, lo stanziamento è mirato a sostenere gli investimenti e consolidare la struttura finanziaria e patrimoniale delle imprese femminili, acquisire servizi destinati all’aumento della produttività, all’innovazione organizzativa e tecnologica, alla ricerca di nuovi mercati per il collocamento dei prodotti, al conseguimento di nuove tecniche di produzione, di gestione e di commercializzazione, nonché allo sviluppo di sistemi di qualità.

Abbiamo previsto, inoltre, un Registro delle imprese virtuose in materia di parità retributiva – utile ai fini di monitoraggio e diffusione di buone pratiche – e un impegno specifico in termini di punteggio aggiuntivo negli appalti pubblici per l’affidamento e l’esecuzione di lavori, servizi e forniture di competenza della Regione o degli enti dalla stessa dipendenti o comunque controllati, nonché ai fini della valutazione di progetti presentati nell’ambito di avvisi e bandi regionali per le aziende che dimostrino l’assenza, negli ultimi tre anni, di verbali di conciliazione extragiudiziale per discriminazioni di genere ovvero il possesso della certificazione internazionale di Social Accountability(SA 8000).

La legge proposta prevederebbe un bonus per i padri che usufruiscono del congedo parentale in alternativa alla madre?

Tutto l’impianto della legge è mirato a intervenire sulle cause del gap di genere nel mondo del lavoro e tra queste vi è sicuramente quello della scarsa condivisione delle responsabilità genitoriali e del lavoro di cura in generale. Questo per le donne si traduce in lunghi periodi di assenza dal lavoro, maggiori permessi e maggiore propensione alla rinuncia a una serie di opportunità che poi significano rinuncia agli scatti di carriera, al full time e quindi allo stipendio.  Il divario retributivo si nasconde proprio qui.

Ecco, noi abbiamo stanziato 2,7 milioni di euro per il triennio 2021-2023 sugli strumenti di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. In particolare, abbiamo previsto l’istituzione di un buono perl’acquisto di servizi di baby-sitting per incentivare le donne a tornare al lavoro, se lo vogliono, negli 11 mesi successivi al congedo di maternità obbligatorio. Abbiamo previsto buonidi indennizzo per l’attività di caregiver dipersone non autosufficienti nelrispetto della normativa vigente inmateria di lavoro e di previdenzasociale e, in via sperimentale,un buono anche ai padrilavoratori che usufruiscono delcongedo parentale, in alternativaalla madre lavoratrice. Il congedo parentale è infatti fruibile alternativamente dalla mamma o dal papà, ma statisticamente sono principalmente le donne che ne fanno uso con tutte le conseguenze che ne derivano dal punto di vista economico e, in generale, di distribuzione del lavoro di cura. 

Questo significa offrire strumenti concreti alle donne per accompagnare il periodo post-maternità, il rientro a lavoro con serenità e una più equa divisione delle responsabilità genitoriali.

Sono previsti anche incentivi per i Comuni che rispettano la parità di genere nella composizione della Giunta comunale?

Abbiamo previsto un focus specifico per favorire la partecipazione delle donne alla vita politica e amministrativa,promuovendone la presenza all’interno delle giunte dei comuni come previsto dalla normativa nazionale. A tal fine è previsto che la Regione promuova,d’intesa con ANCI Lazio, l’istituzione di unapposito riconoscimento denominato “Certificazione di equità di genere” da assegnare ai Comuni identificati come virtuosi nella composizione delle giunte comunali. Alla base c’è l’idea di diffondere una cultura paritaria che passi per il riconoscimento e la valorizzazione delle competenze delle donne anche attraverso la giusta rappresentazione nei luoghi decisionali e apicali, tanto negli organi politici come nelle realtà aziendali.

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