Nessun Partito ne è uscito vincitore, anzi ciascuno ha dato un’immagine opaca di sé, mancando un appuntamento fondamentale come l’elezione del Capo dello Stato
C’è chi se lo aspettava, c’è chi pensava che non potesse risuccedere, c’è chi ha creduto che potesse essere una donna e chi davvero non sapeva più che nome tirare fuori dal cilindro. I giorni che hanno anticipato l’elezione del Presidente della Repubblica sono stati davvero tutto e il loro contrario, hanno aperto a forme di dialogo effettivamente bipartisan e hanno portato alla spaccatura interna di molti partiti. E alla fine, quindi, si sono rilevati più una resa dei conti che un reale punto di svolta per la nomina del nuovo Capo dello Stato che infatti, nuovo, non è. Sergio Mattarella è stato rieletto all’ottava votazione con 759 voti. Meglio di lui, solo Sandro Pertini che ne ottenne 832.
Se si guardasse solo al numero finale, infatti, sarebbe davvero un bel risultato per la politica e soprattutto per i partiti. Ma abbiamo guardato anche altro prima di questo: abbiamo visto leader fare rose di nomi come si fosse alla fase finale di un colloquio di lavoro, altri dichiarare una cosa e poi il suo esatto contrario a distanza di una votazione, presidenti del Senato che siedono al loro posto durante uno spoglio che le riguarda in prima persona, partiti completamente annichiliti e quindi pronti a spostarsi ad ogni colpo di vento. Insomma, nonostante quei 759 voti, Mattarella è stato una scappatoia per la politica, di cui noi alla fine siamo contenti ma pur sempre una scelta emergenziale. Ma se nessuno ha vinto in questo quadro avvilente, di certo uno su tutti ha perso: Matteo Salvini. Lo avevamo intuito dalle sue prime mosse, ma col proseguire dei giorni le sue dichiarazioni e le sue azioni sono apparse a tutti talmente scomposte da sembrare irreali. Ci aspettavamo il colpo di teatro finale e invece no, abbiamo assistito solo alla conferma che Salvini è un leader senza strategia. Ha tattica, soprattutto comunicativa, ma la strategia è ben altro: è guardare con occhio attento non solo all’immediato futuro, è saper anticipare le mosse del proprio avversario, è aver chiaro fin da subito l’obiettivo finale a cui si aspira. E invece il leader della Lega ha perso voti. È stato chiaro soprattutto in due occasioni: nella votazione di Guido Crosetto, nome fatto da Fratelli d’Italia, e ancor di più nell’insuccesso a cui è andata a sbattere la presidente del Senato Casellati a cui sono mancati almeno settanta voti da parte del centro destra.
Ma un altro grande sconfitto è il Movimento Cinque Stelle. Queste giornate frenetiche hanno portato ancor più a galla lo spacco interno ormai sotto gli occhi di tutti e che subito dopo le elezioni di Mattarella si è trasformato in una vera e propria resa dei conti tra Giuseppe Conte e Luigi Di Maio. Si parla addirittura di scissione, ma solo il proseguo della legislatura saprà chiarire maggiormente le idee.
Tra vinti e non vinti, proprio perché di vincitori non possiamo parlare, il fatto è che Mattarella è al suo secondo mandato. È un evento che è accaduto prima solo al suo predecessore Giorgio Napolitano, ma il suo “bis” partiva sotto auspici diversi: era a tempo. Quello di Mattarella no. Non ha mai parlato di scadenze, infatti, il Capo dello Stato. Ha accettato pienamente, e per il bene del Paese in un momento così critico soprattutto dal punto di vista sanitario, il suo ruolo e la sua rielezione. La sua presenza rassicura un po’ tutti, in effetti, dai mercati internazionali al singolo cittadino. E pensare che appena sette anni fa, alla sua prima elezione, l’aggettivo che maggiormente veniva accostato al suo nome era quello di “grigio”. Ha saputo invece guadagnarsi la stima e soprattutto l’affetto degli italiani. Quindi non ci resta che unirci al coro: buon lavoro Presidente!