La ripartenza delle scuole: tra strutture non idonee e personale non sufficiente
Dal 2009 al 2017 l’istruzione ha perso 6 miliardi in valore nominale, lo 0,8% del Pil: circa 14 miliardi attuali. Basta questo dato per comprendere quanto sia complesso assicurare una scuola 3.0, anti-Covid, sicura e pronta per il nuovo anno. Il governo, nella persona della ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, sta lavorando ventre a terra per assicurare una ripartenza idonea. I nodi da sciogliere rimangono ancora molti, nonostante l’aumento dell’organico di 50mila insegnanti. Il voto del 20 e 21 settembre obbligherà a sospendere immediatamente le lezioni, tanto che diverse Regioni hanno deciso di posticipare la data di apertura (Friuli, Abruzzo, Calabria, Puglia, Sardegna). Così come i Comuni di Albano Laziale, Velletri, Lariano, Colleferro che apriranno i cancelli il 24 settembre. La richiesta del Viminale ai Comuni di trovare spazi alternativi da rintracciare tramite una “rapida ricognizione” è rimasta sostanzialmente inevasa. Delle 54mila sezioni da allestire, solo 271 sono state spostate. Il nodo trasporti ha visto impegnata la ministra delle Infrastrutture De Micheli, la qualeè riuscita a trovare la quadra con le Regioni sulla capienza dell’80% per gli autobus, mentre il Comitato Tecnico Scientifico rimaneva inamovibile al 75%. Non c’è tempo per acquistare nuovi mezzi e per assumere nuovo personale. Dovrebbero bastare, invece, i 70 milioni stanziati per individuare e conformare gli spazi aggiuntivi per fare lezione fuori dalle tradizionali aule, anche se il dialogo con i plessi continua. Rimangono 150mila studenti da ricollocare. Un progresso, se si pensa che la situazione iniziale riguardava 1,2 milioni di alunni. Rimane da risolvere il problema delle supplenze: i posti sono circa 85mila e gli assunti solo 30mila.È ancora incognita sul tempo pieno che, forse, verrà sacrificato. Inoltre, nei giorni finali di agosto, molti insegnati si sono sottoposti volontariamente al test sierologico per il Covid. I dati raccontano di una percentuale del 30% piuttosto reticente. Secondo il Presidente dei Presidi del Lazio, Mario Rusconi: “Bisognava rendere questa procedura obbligatoria”. Nelle ultime settimane, i rappresentanti dei dirigenti scolastici hanno fatto un appello per una revisione della responsabilità penale in relazione alla sicurezza sugli ambienti di lavoro. Si evince dal protocollo redatto dal CTS che il Dirigente Scolastico è tenuto a informare tramite un’apposita comunicazione sulle regole fondamentali di igiene. Mentre, sarà cura del personale informare il DS di casi influenzali sospetti. Fermo restando che in ogni plesso sarà presente il cosiddetto referente Covid. Un punto sensibile che è stato chiarito da una nota del Miur: la responsabilità del datore di lavoro è ipotizzabile solo in caso di violazione della legge. Perciò l’adozione delle normative è idonea a rappresentare quali assolti gli obblighi del dirigente.
Pietro Volpones, Dirigente Scolastico I.c. Albano-Cecchina
Come si sta preparando il suo istituto per l’apertura?
Veramente non abbiamo mai chiuso e qualcuno ha continuato a lavorare pur essendo in ferie: il 24 (a seguito dell’ordinanza del sindaco di Albano Laziale) ripartiamo con le attività didattiche in presenza e con l’avvio in itinere delle attività di recupero. In questa fase siamo impegnati ad organizzare i plessi secondo le indicazioni del Ministero dell’Istruzione e del CTS, mettendo in sicurezza le aule e gli uffici, nella consapevolezza che il rischio zero non esiste, ma con la certezza che stiamo facendo il meglio per quanto ci è possibile.
Quali difficoltà avete incontrato?
Le difficoltà sono soprattutto logistiche, dovute in particolare alle caratteristiche dei plessi: la sede centrale e quella della primaria sono ospitate in edifici decisamente “vecchi” e creare percorsi in sicurezza si è rivelato problematico. Va poi aggiunto che, date le diverse fasce d’età degli alunni, non è facile gestire la segnaletica e l’organizzazione delle aule. Devo però dire che il continuo confronto con l’ente locale è stato molto positivo e ci ha consentito tra l’altro di individuare un plesso aggiuntivo nel quale collocare cinque classi, migliorando la gestione degli spazi nella scuoia primaria. Tuttavia, una parte significativa del lavoro verrà messa in discussione dall’utilizzo del plesso della sede centrale come sede di seggio per le prossime tornate elettorali: non sono sicuro dopo le votazioni di ritrovare le aule come le abbiamo organizzate distanziando i banchi al millimetro e se ci sarà il ballottaggio il problema si presenterà una seconda volta.
A suo avviso bisogna cominciare ad investire di più sulla scuola?
La risposta è scontata: sì. L’emergenza Covid ha dimostrato, non che ce ne fosse bisogno, che negli ultimi quarant’anni nella scuola si è investito poco e male, gestendo le risorse sempre più esigue in modo assolutamente irrazionale e senza che i decisori politici assumessero responsabilmente una prospettiva di lungo periodo. Prova ne sia che, al netto di presunte riforme più o meno abortite, la scuola italiana conserva un impianto ancora gentiliano.
Eugenio Dibennardo, Dirigente Scolastico istituto Cesare Battisti Velletri
Come si sta preparando il suo plesso per la ripartenza?
Stiamo predisponendo tutto seconde le norme: distanziamento, entrate ed uscite diversificate, dispenser per igienizzare le mani, disposizione dei collaboratori scolastici e dei tecnici di laboratorio per garantire la pulizia degli ambienti. Noi abbiamo circa 2mila metri quadrati di laboratorio.
Quali sono le difficoltà principali che avete incontrato?
Una è stata quella di predisporre gli ambienti che possono ospitare più di 23 alunni. Le aule normali hanno dai 40 ai 50 metri quadrati. Se consideriamo due metri quadrati per alunno più i dieci destinati allo spazio del docente, arriviamo a 60 metri quadrati per un’aula di 25 alunni. Noi abbiamo chiesto alla Città Metropolitana, la proprietaria dei locali, di abbattere delle pareti al fine di allargare gli spazi. Sembra che pian piano stiamo ottenendo questo risultato. Inoltre, bisognerà predisporre un sistema di rotazione delle classi sulle aule grandi e sui laboratori. Il problema è che ogni volta bisogna igienizzare. C’è bisogno di più collaboratori scolastici. Molti di loro, come molti professori, non possono tornare a lavorare perché magari hanno delle malattie pregresse che possono esporli a rischi gravi in caso di contagio.
È il momento di investire di più sulla scuola?
Gli investimenti, ora, da parte dello Stato ci sono. Noi abbiamo ricevuto fondi non irrisori. Adesso, bisogna rivedere le strutture che, come ho spiegato, non sono idonee.