Di Giulio Bellipanni –
Mercoledì 26 agosto ero in Sardegna per gli ultimi scampoli di vacanze e mi arriva un messaggio dall’amico Massimo Greci: “è morto Candido Gasparrini”. Lo chiamo per avere conferma e informazioni, avevo visto Candido l’ultima volta in banca appena un mese prima in perfetta forma e ci eravamo scambiati i saluti affettuosamente. Massimo mi ribadisce che si è spento a casa sua per problematiche cardiache, in quel momento stava redigendo il certificato di morte e che i funerali erano previsti per il giorno 27 a San Clemente, la Cattedrale. Mi sono venuti in mente tutti gli anni, più di trenta, vissuti con Candido in clinica a condividere un’intensa attività lavorativa che ha contribuito significativamente alla mia, e non solo, formazione professionale. Ho rivisto con un flash tutti i colleghi che hanno lavorato con Candido e con me, Antonio La Rocca, Costanza Capristo, Giorgio Guarnera, Beniamino Colagrosso, Lillo Angeletti, Massimo Petriglia, Claudio Ravagli, Pier Luigi Bianchi, Emanuela Priori, Piero Lucarelli. Pier Luigi e Lillo purtroppo non ci sono più. Gli Infermieri che hanno collaborato con Candido per decenni e che ho rivisto con piacere in Cattedrale: Maria Luisa, Rita, Ferrero, Danilo e tutti gli altri, tanti che da giovani si sono formati professionalmente in Clinica e oggi persone mature o pensionate presenti a render omaggio al loro “PROFESSORE”. Ognuno di noi deve a Candido qualcosa, a ciascuno ha dato, a suo modo, affetto, fiducia e stima. E’ stato un esempio di dedizione al lavoro, sempre primo ad arrivare in sala operatoria, già vestito e lavato appollaiato su uno sgabello pronto per cominciare e ad aspettare chi di noi arrivasse per aiutarlo ad operare. Medico di grande e immensa esperienza, abituato a fare sempre tutto in prima persona, poco si fidava dei collaboratori e solo dopo averne testato e provato le competenze e capacità, dava spazio e fiducia. Vi racconto un piccolo episodio che è emblematico della diffidenza, della capacità critica e nel contempo della disponibilità alle novità di Candido. Era in epoca in cui non esistevano TAC, RMN, ECOGRAFIA, e la diagnosi era l’interpretazione dei segni e dei sintomi, la semeiotica e di una accurata visita del paziente, e in questo Candido era un “Maestro”. Arrivarono in Clinica due giovani medici, Gianni Fiorani e Giorgio Conforti, con uno “scatolone magico”, i primi ecografi, quelli che facevano le fotografie con la Polaroid. Candido era curioso, come tutti noi, ma sospettoso, allora accompagnava i pazienti, già da lui visitati, e con la sua diagnosi nascosta, a fare l’Ecografia, e alla fine complimentandosi con i giovani colleghi mi diceva “ questi ci indovinano”. Da allora la collaborazione con Fiorani e Conforti divenne essenziale e di reciproco aiuto. L’insegnamento più grande che Candido ha trasmesso a tutti quelli che hanno avuto il privilegio di lavorare con lui, è qualcosa che non si studia all’Università, nelle Scuole di Specializzazione o sui testi di medicina, ma si acquisisce con la sensibilità, la dedizione al malato e l’instancabile attaccamento al lavoro, il “BUON SENSO CLINICO”. Mi sento di ricordare Candido con grande partecipazione, dopo aver assistito ai funerali che forse, causa COVID, sono stati piuttosto “distaccati”.