Il periodo di clausura è stato un modo per portare a termine un paio di progetti che da un po’ rimanevano in sospeso. Ho finito di scrivere un testo teatrale che non riuscivo a completare e che ho curato per tre anni. Ho letto almeno una commedia al giorno in modo da avere progetti pronti al nuovo avvio della stagione teatrale, quando sarà sarà. Mi sono occupato dei miei figli, una settimana io, una la mia ex moglie. Ho seguito i loro compiti online e le tremende difficoltà a scaricarli dalle varie piattaforme, farli fare ai bambini, correggerli con loro, scannerizzarli, e mandarli alle maestre: un incubo. Ho seguito le loro lezioni via computer, via messaggi audio e video telefonici, anche lì con mille difficoltà ma ce l’abbiamo fatta. Quando non c’erano i bambini sono sempre andato a correre per un’ora, intorno a casa prima, ora più lontano. Ho cucinato tanto. Ho visto poca televisione. Pochi film mirati e un po’ di film per ragazzi. In sostanza è stato un periodo di riflessione. Ho cercato di immaginare il più possibile qualcosa per il futuro, per rilanciare il mio lavoro, che già nell’ultimo anno aveva sofferto per vicende personali e per proposte poco interessanti. Cerco di non perdere l’atteggiamento positivo verso quello che verrà e di cogliere le possibili opportunità della nuova situazione anche se mi rendo conto che quello che è successo porterà a difficoltà terribili da superare. Eppure spero che fermarsi per un po’ a riflettere possa far bene a tutti. Ci sono state anche tragedie, non c’è dubbio. Una coppia con un figlio e la moglie incinta ha drammaticamente deciso di separarsi. Dei figli che per pura necessità economica a 25/30 anni vivono ancora coi genitori hanno avuto momenti assai complicati, con esplosioni di insofferenza, e dalla finestra ogni tanto si sentivano urla di coppie che l’improvvisa lunga convivenza forzata ha portato a esasperazione. Così come certi genitori anziani tenuti lontani dalle famiglie dei figli per terrore che i giovani potessero provocare la morte dei vecchi, provocando delle crisi di abbandono e solitudine. Accanto a questo, amici che mi raccontavano che i loro alberghi pullulavano di amanti clandestini come non mai, quelli delle due ore e via al pomeriggio. Qualcuno non è mai uscito così tanto di casa come durante la ‘clausura’, con la scusa magari di un cane, di un genitore inabile, di una residenza in altro comune o del lavoro. Qualcuno è andato nel panico e mi ha telefonato respirando a fatica. Qualcuno ha pensato di salvarsi dal virus abbandonando Roma e rifugiandosi a Campagnano che invece poi è stata dichiarata zona rossa. Qualcuno è stato più gentile del solito. Qualcuno più antipatico. Le chat di attori si sono scatenate nella constatazione che nessuno si sta occupando della cultura (in due giorni avevo 3450 messaggi non letti), e quelle delle scuole non sono state da meno. Le cose più belle sono state: i video spiritosi che sono circolati e le partite a calcio con mia mia figlia e mio figlio di 5 e 7 anni sul terrazzo condominiale che è stato di un’importanza vitale. Sto considerando seriamente di andare a raccogliere frutta e ortaggi per sentirmi utile a me stesso e alla Nazione.

Pietro Bontempo

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