Nonsolorosa compie dieci anni. E la mamma di questa Barbie (le adoravo così tanto da portarle con me in auto negli anni novanta) si chiama Ottavia come la sorella di Augusto e moglie di Marco Antonio. Ottavia “la tenace”, “l’infaticabile”, per metà sangue levantino e metà velletrano.
La sua rivista è stata rosa al pari del fiore, della cipria, dello smalto. E’ stata pop e glamour. E’ stata stampata in centinaia di migliaia di copie. Le estetiste, i parrucchieri, le signore, i signori, le signorine e i signorini l’hanno sfogliata e letta mentre gli si limavano le unghie o attendevano che la tinta colorasse le chiome. Ma Nonsolorosa ha invaso bar, uffici e studi. E perfino gli spogliatoi delle squadre di calcio, infatti mi viene in mente Andy Warhol quando dice: “Divinità, star, e al terzo posto cosa/viene? Cosa viene dopo star?/Una squadra in retrocessione. E però Ottavia, nobildonna della Magnagrecia, non è mai precipitata in serie B o C. Anzi, dall’undicesimo anno in poi punterà su Tilda Swinton, Jane March, Marlon Brando (anche se è in Cielo), Marcello Mastroianni (idem), Alain Delon (ne La prima notte di quiete e La piscina), Margot Robbie… E poi Nonsolorosa lotterà coi muscoli di Ryan Gosling, la dolcezza di Carey Mulligan sulle note dell’eterna As tears go by di Marianne Faithfull. In bocca al… Il lupo è già crepato.

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