Un palco in penombra, un occhio di bue illumina una figura. In sala silenzio, l’attenzione dei spettatori è tutta puntata sul viso dell’uomo al centro della scena, sul suo sorriso, sulle sue parole che sanno sciogliere il cuore, la mente, l’animo. Quasi un direttore d’orchestra delle emozioni che fa salire e scendere con invisibili fili come in una sinfonia: ora più leggera, più intensa, più coinvolgente, fino all’esplosione finale dell’applauso fragoroso del pubblico in sala. Una camicia bianca, un pantalone nero, il suo viso così espressivo, la sua immensa ed irripetibile, insostituibile bravura. È questo il fermo immagine di Gigi Proietti.
Luigi Proietti nasce a Roma il 2 novembre 1940, in via Giulia nel cuore della città. Una città della quale vive nel corso degli anni le trasformazioni, i drammi, nonché la straordinaria capacità di rinnovamento, di recupero. Una città che gli somiglia come una madre somiglia al proprio figlio. Una città mai rinnegata, di cui continua a rappresentare gli umori e la memoria. Se la teatralità è anche espressione di un territorio, Gigi Proietti è una delle incarnazioni più compiute della teatralità.
Nei primissimi anni, nell’immediato dopoguerra con la famiglia si trasferisce in diversi quartieri. Dapprima vicino al Colosseo, poi al Tufello, poi all’Alberone. Il suo apprendistato umano avviene tra la scuola, la famiglia, la parrocchia. All’epoca l’oratorio è luogo di aggregazione per eccellenza. Proprio qui rivela un istinto verso il gioco della rappresentazione. Insieme ad una non comune predisposizione alla musica.
L’incontro col teatro avviene in ambito universitario. Dopo il liceo classico si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza, dove sostiene circa sedici esami; sui quali scherza :”Non vi preoccupate, non mi sono laureato” .
Nella sua lunga ed intensa carriera, é stato un attore, comico, cabarettista, doppiatore, conduttore televisivo, regista, cantante, direttore artistico ed insegnante.
Ma più di tutti lui è stato uno di noi, uno di famiglia, l’unico che guardavi in tv, a teatro, come se stessi seguendo un parente stretto o un amico caro. L’affetto era immenso, ed ancor prima di sentirlo parlare sorridevi già pregustando le sue battute.
Ci racconta di lui l’attore Sebastiano Colla che ha avuto il piacere e la fortuna di conoscerlo e di lavorarci insieme.
“Gigi era generoso, passionale nel suo lavoro come un’amante instancabile, donava tutto se stesso non solo sul palco, ma anche fuori le scene. Una persona elegante, educata, a tratti addirittura timida, che sapeva indirizzarti, aiutarti a crescere artisticamente conducendoti per mano, sostenendoti ma correggendoti anche severamente ma nel giusto modo.
Era meraviglioso stare sul palco insieme a lui, respirando la stessa aria e la stessa empatia. Ho avuto diverse occasioni per poterlo fare nella mia carriera, ricordo con piacere ognuna, la grande emozione di saperlo in sala davanti a me per valutarmi. Ricordo un provino vinto per una pièce, una sostituzione per il ruolo di un altro attore, ed infine la mia partecipazione al “Sogno di mezza estate” al Globe Theater a Roma. Quel teatro so che ha rappresentato molto per Gigi, vi aveva impegnato molte delle sue risorse. Il bello di stare con lui era non solo per la condivisione di un lavoro teatrale, ma anche del “dopo”, dove usciva “l’uomo” che non era molto diverso da quello che si poteva vedere sulle scene. Finito lo spettacolo al Globe, spesso tutto lo staff si riuniva per cenare, proprio nel giardino del teatro, ognuno portava qualcosa e si passavano serate indimenticabili, facendo le quattro del mattino. Gigi era un fiume in piena di racconti, barzellette e simpatia, aveva necessità del suo pubblico sempre, di amare e di sentirsi amato artisticamente parlando e non. Un artista dotato di grande umanità, unita ad un talento unico, l’ultimo dei grandi attori del secolo scorso (Mastroianni, Manfredi, i De Filippo, Totò) che al momento non conosce eredi. Mi mancherà molto“.
Mancherà tantissimo a tutti noi, la sua dipartita è stata degna di lui, nel giorno del suo compleanno, con un inchino e un saluto ed il suo immancabile sorriso.
Ciao Gigi.